sabato 20 settembre 2014

Altheo: "Accordi Musicali": Gli ottant’anni di Leonard Cohen, felice di tornare on the road.


Domenica il cantautore canadese compie gli anni e si prepara a un nuovo decennio di attività. In uscita il suo tredicesimo album, "Popular problems".




Come dimenticare quella notte di fine agosto del 1970? Jimi Hendrix aveva letteralmente infiammato i seicentomila pazzi fricchettoni rockettari che campeggiavano e saccoapelavano nell’isola. Il festival di Wight, nella sua terza e ultima edizione, sarà sempre ricordato anche per la strana circostanza dell’avvicendamento tra uno scatenato Jimi, il dio della chitarra che sarebbe morto qualche settimana dopo, e il soave e profondo Leonard Cohen, il poeta e cantautore canadese che allora rivaleggiava nei cuori e nelle menti dei giovani con singer della statura di Bob Dylan, Donovan, Joni Mitchell. Accanto al palco si vedono – nelle riprese di un bel docu di Murray Lerner che filma la scena – Joan Baez, Kris Kristofferson e Judy Collins, in una prova di solidarietà con il collega che alle due di notte si deve cimentare di fronte a una folla eccitata. E il miracolo avviene.
Delle performance di Leonard Cohen, allora trentacinquenne, quella del 31 agosto 1970, è tra le più riuscite. SuzanneTheStrange SongThe Partisan, e gli altri pezzi della performance diventeranno un lp nel 2009, freschi e toccanti come allora.
Il clima del festival rendeva possibili, facili, questi miracoli, la commistione dei generi apparentemente più lontani, ma tutti nel solco dell’innovazione rivoluzionaria della musica, in un’epoca in cui la “nuova musica”, in tutte le sue declinazioni, generi, commistioni, e tutte insieme, dal rock duro al folk più armonioso, accompagnava come una colonna sonora un movimento straordinario di cambiamento culturale e politico della società occidentale, e ne era anche parte integrante e traino, di quel cambiamento.


È così sarebbe stata del tutto “naturale”, oltre che dovuta, l’introduzione nel 2008 di Cohen nel Rock and Roll Hall of Fame, il museo di Cleveland che onora i più importanti e influenti artisti, produttori, personalità del mondo della musica rock. E d’altra parte alcuni suoi pezzi saranno interpretati da artisti come Lou Reed, Civil Wars oltre che da Jeff Buckley, Nina Simone, Johnny Cash, Tori Amos, Nick Cave, Joan Baez, Harry Belafonte, Rufus Wainwright.
Domenica prossima Leonard Cohen compie ottant’anni. Due giorni dopo sarà messo in commercio il suo nuovo album, il tredicesimo, Popular problems, il che non deve far sembrare che l’isola di Wight e quell’epoca siano lontane quanto suggeriscono i quarantaquattro anni di distanza tra loro. Leonard Cohen continua a stupire e ipnotizzare come allora, i suoi pezzi sono poesia che parla al cuore e alla testa. Anche quelli del prossimo disco (dal 19 agosto è disponibile sulle maggiori piattaforme di streaming il brano Almost like the blues).
In realtà, il folksinger di Montreal sarebbe sparito definitivamente dalla scena una decina d’anni fa se non fosse stato per uno sgradevolissimo quanto provvidenziale (per i suoi fan ma anche per lui) episodio, che l’ha obbligato a rimettersi in gioco. Fu la scoperta di essere rimasto senza un cent in tasca: la sua manager storica, Kelly Lynch, gli aveva prosciugato cinque milioni di dollari, parte cospicua del patrimonio accumulato con ventitré milioni di album venduti in tutto il mondo (oltre a dodici libri pubblicati) e relativi diritti. Quando pubblicò nel 2004 il suo undicesimo album, Dear Heather, sembrava che quello dovesse essere il suo ultimo disco. Per di più la sua discreta uscita di scena corrispondeva al carattere del personaggio che si ritrovava più nella meditazione zen che nella vita sulla strada del musicista. E invece il decennio, da allora, è stato generoso di soddisfazioni, compresa quella di ritrovare il gusto del rapporto con il pubblico. Parlando di recente con Giuseppe Videtti diRepubblica ha confessato di avere .”scoperto che la vita on the road per la quale non mi sentivo più tagliato mi piace. E poi, cos’è la fatica? Posso dire che mi stanco a cantare quando c’è gente che muore di fame, scende in miniera o marcisce in prigione? Fare quel che non ci piace è faticoso. Nel mio caso lavare i piatti”.
Un nuovo decennio, il nono, si apre dunque per l’artista canadese. Cosa dici, che cosa canti della vita quando arrivi a questo punto della vita? “La risposta breve – osserva il rock and pop critic del Guardian Alexis Petridis – è che pensi parecchio alla morte. Il Tristo Mietitore fa sentire la sua presenza, che ti trovi a New Orleans, su un campo di battaglia lontano o vicino a casa: la prima cosa che senti è Cohen che contempla la sua mortalità in Slow. Ma per quanto si descriva il tono dell’album come un tono di ‘disperazione’, tutto sembra tranne che senza speranza”.