mercoledì 7 dicembre 2011

Altheo "Visti e raccontati": Brera incontra il Puskin. I capolavori esposti.

Altheo "Visti e raccontati": Brera incontra il Puskin.


I massimi capolavori delle collezioni Skukin e Morozov sono esposti per la prima volta negli spazi della Pinacoteca di Brera, nelle sale XV e XIII.
L'allestimento progettato per questa straordinaria occasione delimita in modo netto la collezione del Museo Puskin rispetto alle opere della Pinacoteca.
Nella sala XV lo spazio è disegnato secondo un andamento circolare intorno al pubblico con una doppia profondità espositiva, che consente sia la visione d'insieme sia  una fruizione più attenta alle singole differenze tematiche.  Tra le opere posizionate in aggetto: le ninfee bianche di Monet, Pierrot e Arlecchino di Cèzanne e la ronda dei carcerati di Van Gogh.
Nella sala XIII le tele sono collocate secondo un principio di massima spazialità per consentire al pubblico un'accurata visione dei capolavori.
La struttura è orientata in modo tale da consentire l'accesso privilegiato del pubblico dalla sala XIV in entrata, e una diretta connessione in uscita con il corridoio Jesi.




Acuedotto, 1886.
Paul Cèzanne ( Aix en provence, 1839 -1906)
Olio su Tela 91 x 72
Moscca, Museo Puskin


Il monte Sainte - Victoire che domina il paesaggio dei dintorni di Aix en Provence è il motivo prediletto di Cèzanne dipinto di un grande numero di variazioni.  A volte questi lavori vengono definiti "paesaggi con acquedotto" per la struttura antico-romana che caratterizza la composizione.  Il quadro "Acquedotto" è un eccezionale esempio della maniera creativa classica, matura e armonica di Cèzanne.
Il pittore ricorre qui a uno strumento a lui caro: scopre la vastità del paesaggio non in maniera diretta, ma attraverso una barriera ottica costituita dagli alberi che diventano i veri protagonisti del quadro.
Le grandiose linee orizzontali del paesaggio e le verticali dinamiche, frequenti e sottili dei tronchi conferiscono alla composizione nitidezza e luminosa flessibilità, dando vita a un incredibile effetto stereoscopico e a una eccezionale pluridimensionalità dello spazio.
Questa combinazione di densità e lievità è sostenuta da una gamma cromatica finemente risolta, costruita sull'armonia, tipica di Cèzanne, tra ocra, verde e blu.
All'inizio del XX secolo il quadro faceva parte della collezione della famosa galleria parigina di Ambroise Vollard dove fu acquistata da Sergej Scukin.




La ronda dei carcerati, 1890
Vincent Van Gogh ( Groot Zundert, 1853 - AUvers-sur Oise, 1890)
Olio su Tela 80 x 64


"La ronda dei carcerati" è come una metafora visiva dello stato psicologico in cui sporfondava l'artista dopo gli attacchi della sua malattia mentale.
Fu dipinta nella clinica di Saint Paul, nella cittadina di Saint-Remy, dove Van Gogh rimase ricoverato dal maggio 1889 al maggio 1890.
L'0pera è una versione personale dell'incisione di Gustave Doré "Newgate: il cortile delle esercitazioni".  Nel rivisitare il lavoro di Dorè, Van Gogh non esalta l'aspetto di denuncia sociale, ma lo impregna della sua solitudine individuale, trasformando l'opera in un simbolo di prigionia dolorosa e senza vie d'uscita.
Dal Punto di vista compositivo, il pittore "comprime" letteralmente lo spazio delle pareti che fuggono verso l'alto, "rinchiude" in un stretto cerchio le figure chine di trentatré carcerati.
Il loro moto uniforme e monotono, il loro girare in tondo, volutamente "richiamato" dai raggi ricurvi delle ombre sul pavimento è una metafora penetrante della disperata sensazione di Van Gogh: la vita intensa come un circolo chiuso, senza possibilità di uscita.
Anche la gamma cromatica e intenzionalmente ridotta: nella reclusione non vi è posto per i colori vivaci.  Il linguaggio delle pennellate contrappone i grumo vorticosi di colore sulle figure dei prigionieri al tratteggio freddo, rozzo delle lastre del pavimento e dei mattoni putridi e rugginosi dei muri.
Solo le pallide figure di due farfalle, che si confondono con le partei, alludono ad una speranza, seppur fuggente, di liberazione.
Nel carcerato dai capelli chiari si vuole identificare Van Gogh stesso, fatto che spiegherebbe la partecipazione profondamente personale al modello originale. L'opera appartiene inizialmente alla moglie di Thèo Van Gogh, fratello del pittore, mentre il collezionista moscovita Ivan Morozov la acquistò nel 1909 presso la galleria E. Druet di Parigi.


Altheo "Mostre": Brera incontra il Puskin.